Sa die de sa Sardigna - Ingresso di Giovanni Maria Angioy a Sassari

Sa die de sa Sardigna

Sa die de sa Sardigna (il giorno della Sardegna) è una festività che si celebra per ricordare i vespri sardi del 28 aprile 1794.

Con il rifiuto da parte dei regnanti sabaudi di accogliere alcune richieste avanzate dal Popolo Sardo, prese vita una rivolta popolare che costrinse alla fuga da Cagliari il viceré Vincenzo Balbiano e i funzionari sabaudi.

Il dominio dei Piemontesi in Sardegna

Nel 1713, dopo un dominio che durava dal principio del 1400, gli spagnoli lasciarono la Sardegna agli Austriaci.

Dopo una serie di lunghe e sanguinose guerre, nel 1720 un trattato sancì che la Sardegna sarebbe passata al Piemonte, governato allora dai duchi di Savoia. In base a questo trattato, i duchi assunsero anche il titolo di re di Sardegna. Il primo re fu Vittorio Amedeo II.

Dopo l’insediamento, i Savoia non cambiarono il Parlamento sardo istituito dagli spagnoli. Era costituito da nobili, rappresentanti delle città e dal clero dell’isola. Tuttavia, rispetto al sovrano spagnolo, che in cambio di ingenti somme accoglieva spesso le richieste dei sardi, i Savoia imposero un controllo più stretto alla politica e all’economia sarda. Tanto da non permettere al Parlamento sardo di riunirsi e presentare le sue richieste al re.

L’insoddisfazione crebbe durante tutto il settecento, in quanto i piemontesi non fecero mai abbastanza per favorire l’ammodernamento e il progresso della Sardegna, soprattutto per lo sviluppo delle attività legate al mondo agropastorale.

Dopo la Rivoluzione francese, la Francia entrò in guerra con quasi tutte le più grandi potenze europee, le quali temevano il diffondersi dei moti rivoluzionari.
Anche in Sardegna i Francesi occuparono prima l’Isola di San Pietro, tentarono poi di sbarcare sulla spiaggia di Quartu S. Elena e occupare l’Isola di La Maddalena. Ma l’esercito sardo, organizzato dai nobili locali e dalle città sarde, respinse gli invasori.

I Sardi, forti della vittoria sui Francesi che salvò anche il dominio dei Piemontesi in Sardegna, avanzarono alcune richieste all’allora re Vittorio Amedeo III. Gli chiesero, in particolare, di potersi riunire di nuovo nel Parlamento sardo e di concedere la gestione dei compiti più importanti nel governo della Sardegna.

Il sovrano respinse queste richieste e il 28 aprile del 1794 i Sardi si ribellarono ai Piemontesi.

Sa Die de sa Sardigna
La cacciata da Cagliari. Illustrazione di Jean Claudio Vinci (2012)

Sa Die de sa Sardigna: la rivolta del popolo sardo

A Cagliari, i rivoltosi sardi cacciarono i Piemontesi dalla città e li condussero all’imbarco per lasciare l’Isola.

In quelle ore concitate molti piemontesi cercarono di confondersi tra i cittadini sardi. I ribelli però, per identificare i piemontesi, chiedevano ai passanti: “Nara cìxiri!” (devi dire la parola “ceci”). Un espediente fonetico che permetteva di individuare all’istante chi non era sardo.

Nei mesi successivi, la rivolta si diffuse in tutta l’Isola. Dove i contadini si ribellarono alla pesante oppressione fiscale operata dai nobili, proprietari della maggior parte dei terreni agricoli.

La rivolta fu accompagnata dal canto Su patriottu sardu a sos feudatarios (Il patriota sardo ai feudatari), composto da Francesco Ignazio Mannu. Inno meglio conosciuto per le parole dell’introduzione: Procurade de moderare. Un invito da parte dei contadini ai feudatari a moderare gli abusi, altrimenti la ribellione non sarebbe cessata.

Giovanni Maria Angioy

Tra i maggiori protagonisti della ribellione troviamo il giudice Giovanni Maria Angioy, il quale fu incaricato dai piemontesi di reprimere la rivolta delle campagne. Tuttavia, quando il magistrato vide la miseria e la povertà in cui erano ridotti i contadini e i villaggi sardi, decise di schierarsi con i più deboli.

Questa sua posizione non fu vista con favore dai nobili locali.

Giovanni Maria Angioy in uno dei più noti murales di Orgosolo, realizzato da Francesco Del Casino
Giovanni Maria Angioy, raffigurato da Francesco Del Casino, in uno dei più noti murales di Orgosolo

Nel 1796, mentre con i suoi uomini marciava verso Cagliari, fu bloccato presso Oristano dai Piemontesi appoggiati dai nobili sardi. Dopo questo episodio Angioy fu costretto alla fuga.

Negli anni successivi, i Piemontesi repressero con violenza ogni tentativo di ribellione del popolo sardo. Molti ribelli furono arrestati e condannati a morte.

Il re Piemontese tornò a governare in Sardegna con potere assoluto e con un controllo ancora più restrittivo sulla politica e sull’economia sarda.

Durante gli anni in cui Napoleone Bonaparte strappò il Piemonte ai Savoia, la Sardegna si rivelò anche un rifugio sicuro per la Casata Sabauda.

Sa Die de sa Sardigna

Per ricordare la sommossa del 28 aprile del 1794, con la Legge Regionale n. 44 del 1993, il Consiglio regionale della Sardegna istituisce la Giornata del popolo sardo, meglio nota come Sa die de sa Sardigna. Una giornata di festività in cui si commemorano i Sardi che lottarono insieme per la libertà, che si comportarono come un solo popolo e che ci ricorda che la lotta per una Sardegna migliore non finisce mai.

In occasione della festività de Sa Die de Sa Sardigna, diversamente dalla festa del santo patrono, gli uffici pubblici dell’isola rimangono aperti, mentre chiudono le scuole.

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In copertina, l’ingresso di G. M. Angioy in Sassari. Affresco di Giuseppe Sciuti (1879)

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